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Atto IV, Scena III
Emilia e Desdemona.
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EMILIA: Credo che la colpa sia degli uomini, se le donne soccombono. Sovente essi negligono i loro doveri, versano a larga mano i nostri tesori in seno ad altre femmine, ne martorano con accessi di gelosia, ne opprimono di catene... Ah! ma in noi pure è una parte di fele; e se possediamo vezzi, possediamo anche un cuore suscettivo di risentimento. Sappiano i mariti, che le loro donne sono sensibili al par di loro, e che esse pure hanno tatto ed occhi e sensi, e gustano le soavità della vita, e ne sentono le amarezze. Quale scopo hanno essi ponendo in altre loro amore? forse il piacere? il bisogno incessante di passioni? la fragilità? Sia pure: ma noi ancora siam vaghe delle passioni, dei piaceri; e noi ancora siam fragili. Ne guardino dunque con amore, ne rendano felici, per quanto è da loro; o si convincano che ai falli nostri essi soli furono e guide e precettori.